2 domenica di quaresima

se tu conoscessi…

Seconda domenica. Domenica della samaritana. È questa donna che oggi Gesù incontra quando arriva al pozzo di Sicar. A lei Gesù si rivolge manifestando quasi in maniera sfacciata il suo bisogno: «Dammi da bere». I due non si erano mai incontrati e forse mai più si incontreranno. Viene spontaneo dire che quindi non si conoscano.
In realtà leggendo il racconto è possibile dire che qualcosa sanno l’uno dell’altro.
La samaritana conosce qualcosa di Gesù, ma è qualcosa di poco personale e di molto superficiale. Tu sei un Giudeo. Sei un uomo. Hai sete. Non dovresti chiedere da bere a me perché sono samaritana e i giudei e i samaritani non vanno d’accordo.
I Giudei, infatti, non hanno rapporti con i Samaritani: Giovanni si premura di spiegarcelo. Un’antipatia e un risentimento antico li divide. Alcuni dei motivi li ritroviamo qualche versetto dopo quando la samaritana dice: I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare. Altri li ritroviamo nella risposta di Gesù: Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Motivi religiosi, politici, culturali!
La samaritana fa quasi capire che Gesù non dovrebbe neppure rivolgerle parola!
Poco sa la samaritana di Gesù. Lui glielo fa notare dicendole: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva».Nelle poche parole di Gesù che Giovanni ci riporta c’è evidentemente molto altro: non hai proprio capito con chi stai parlando; perché se sapessi davvero chi sono allora avresti capito che il mio bisogno di dissetarmi, non è nulla in confronto al tuo bisogno, che non è solo quello di non dover più far la fatica di andare avanti e indietro da un pozzo per attingere la quotidiana provvista d’acqua necessaria alla vita. Se tu sapessi davvero chi sono, non mi chiederesti semplicemente dell’acqua.  Ma ancora non sai chi sono. 
Anche Giovanni Battista un giorno vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!  Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”.  Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Io non lo conoscevo! Se tu conoscessi…
Il bello è che in questo dialogo tra due sconosciuti, emerge che Gesù sa molte più cose della donna a cui aveva chiesto da bere. Sa che è una samaritana. Sa che ha avuto cinque mariti. Sa che ha una brocca, che è capace di attingere acqua al pozzo, che quindi gli può dare quell’aiuto chiesto.
Una conoscenza che inizialmente stupisce la donna e che fa capire a lei qualcosa di più di Gesù: «Signore, vedo che tu sei un profeta! Una conoscenza che pian piano cresce:  La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?».
Non è più solo un giudeo, come lo aveva definito all’inizio, non è più solo un profeta; il sospetto ora è che quell’uomo si proprio il Cristo, il Messia che quando verrà ci annuncerà ogni cosa.
Conoscere Dio e sapersi conosciuti.
Questa è la fede, la nostra fede che a volte vacilla o si raffredda semplicemente perché abbiamo la presunzione di aver già conosciuto abbastanza Gesù, di sapere già tutto quello che serve.
Come possono intere generazioni di uomini e donne cresciuti nei cortili dell’oratorio e all’ombra del campanile essersi ora così facilmente allontanati? Cosa è mancato, cosa manca? Forse manca proprio la necessaria consapevolezza di non aver ancora conosciuto abbastanza per lasciar perdere.
Io credo sia proprio dalle parole di Gesù che dovremmo ripartire: se tu conoscessi…
Il finale del racconto mi sembra significativo. Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 
Molti di più credettero perché chiesero a Gesù di fermarsi con loro e dopo averlo ascoltato direttamente dicevano alla donna: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
Non ci accontentiamo di quel che abbiamo sentito tanti anni fa a catechismo.
Siamo andati a cercarlo di persona, lo abbiamo ascoltato e abbiamo creduto!

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